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figlia del caos. vagabonda nell'universo. ballerina tra le foglie.

mercoledì 7 marzo 2012

non capisco dove mi sto portando.
oggi la giornata è iniziata male, ed è continuata peggio. è stata tutto un cadere, nemmeno fare lo sforzo di rialzarsi e profondare sempre più in fondo.
tra una botta e l'altra, ho compilato il curriculum per stabucks, cercato di contattare la mia ex manager per finire con lo scoprire che non lavora più lì e finalmente decidermi ad infilare un paio di jeans ed uscire di casa. a pochi metri da starbucks ricevo una telefonata, da un presunto ristorante italiano che mi comincia a parlare di cose sconce. panico. per sentire chiamarmi zanzara dopo cinque nanosecondi.

ora un pò in confusione. un pò perchè i primi giorni sono sempre quelli più terribili. ma anche perchè così ci troveremo a lavorare nello stesso posto. chissà se è una buona idea. c'è qualcosa di molto trano fra di noi, come se ora lui stesse veramente cercasse di fare chiarezza nella sua mente e io non so esattamente come comportarmi.

è arrivata una nuova coinquilina, che rimarrà qui solo per un mese, prima di fare ritorno in brasile. e con lei ho riscopertoilpiacere di parlare con una ragazza. finalmente. ero in astinenza da decisamente troppo tempo.

è stato così che ho ripercorso veramente e nel dettaglio quella che era la mia vita in italia, ormai un anno fa, così che mi sono resa conto di aver realizzato il mio progetto. e sentendo parlare lei mi sono anche resa conto di un'altra verità appagante. quando io parlo della mia vita posso non lo faccio con riampianti. senza costrizioni dall'esterno. io e lei abbiamo un sacco di cose in comune a quanto pare.
 ma forse l'umanità intera ha molte cose in comune. cadiamo tutti in trappole uguali. e siamo a conoscenza della loro presenza, sappiamo perfettamente dove sono e come sono fatte, ma non possiamo evitarle. questo si che è un gran bel mistero.

e io mi ritrovo qui, seduta su un divano rosso. con dei crampi alla pancia che probabilmente peggioreranno velocemente. shit.

a poca distanza da me la tua gamba avvolta in una tuta grigia, le tue dita tamburellano sulla tastiera esattamente come le mie.  quasi non ho coraggio di girare la testa per guardarti.

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